Nina Rima - Italia

bionic model, influencer e mamma.

Conosciamo Nina Rima, l’affascinante influencer italiana

A 17 anni ha avuto un incidente stradale. Come conseguenza di questo, è stata costretta a farsi amputare la parte inferiore della gamba sinistra, dal ginocchio in giù. Questo l'ha portata o dover indossare una protesi al piede e ad iniziare la sua nuova vita con la protesi.

Nonostante questo terribile evento, Nina ha continuato a lottare e, a 24 anni, la sua passione per la moda, la fotografia e i viaggi l'ha portata a brillare attraverso i suoi post seguiti da oltre 185.000 followers. L’amore che Nina nutre per la vita è palpabile, sia quando esplora la bellezza della natura che la circonda, sia quando racconta, sempre con un tocco ironico, la sua vita da amputata.

Per Nina, la gioia più grande deriva dall’essere una madre presente. Bilanciando il suo amore per l’esplorazione con la felicità della maternità, condivide naturalmente i momenti preziosi trascorsi con le sue figlie, raccontando anche la sua esperienza come mamma amputata. Grazie al suo modo autentico di raccontarsi, la sua storia di coraggio continua a ispirare, diventando un esempio di inclusione e dimostrando che la vera influenza nasce da una connessione genuina con chi segue il suo percorso.

Attraverso i suoi racconti, Nina è anche un esempio di body positivity, mostrando come l’accettazione di sé e la resilienza possano diventare fonte di ispirazione per molti.

L'intervista

Quali sono gli ostacoli che hai dovuto affrontare durante la riabilitazione? E come li hai affrontati?

Durante la riabilitazione non c’è stato un ostacolo più difficile di un altro perché devi semplicemente imparare di nuovo a fare tutto, dallo stare in piedi senza “soffrire”, al camminare e correre. Devo dire che, forse grazie alla mia giovane età e alla tempestività con cui poi ho indossato la prima protesi, ci ho messo veramente poco a recuperare i movimenti basilari. Per me, la miglior fisioterapia, oltre a quella della riabilitazione che ho fatto durante l’ospedalizzazione, è stata la voglia di tornare a vivere normalmente e non sentirmi mai limitata! Inizialmente avevo un piede statico, uno di quelli forniti dall'ASL, e mi è stato subito consigliato di provarne uno più performante, che mi ha accompagnata poi per i 7 anni successivi. Una parte fondamentale, oltre a quella fisica e pratica nel percorso di riabilitazione, la fa la nostra mente e l’accettazione del nostro corpo. Un altro passaggio fondamentale è stato quello di guardarmi, farmi dei video, delle foto, spingermi sempre oltre, indossare cose corte e prendere confidenza con la mia nuova gamba!

A tuo parere, quali sono i fraintendimenti più comuni sulle amputazioni e come li affronti?

Purtroppo, ci sono tantissimi fraintendimenti sulle amputazioni. È ancora un argomento poco conosciuto! La gente non sa le motivazioni per le quali avvengono le amputazioni e pensa sempre che sia per una malformazione genetica. Ad esempio, quando ero incinta alcune persone erano convinte che mia figlia avrebbe avuto qualche tipo di problema correlato alla mia gamba ed ovviamente non è così. Ed è anche per questo che per me è stato importante racocontare come ho vissuto la mia maternità con un'amputazione.

In generale, ci sono tantissime domande relative alle protesi, ai costi, alla facilità o scomodità con cui si indossano, come funzionano e come vengono fatte. Spesso si pensa che con una protesi la tua vita sia completamente limitata, oppure che chi sceglie di indossare il tubo non lo faccia per sua volontà, ma perché non può permettersi di meglio. Invece, la maggior parte di noi sceglie appositamente di non coprire. Si pensa che la protesi si possa arrugginire quando ormai ci sono moltissime soluzioni waterproof o che non si tolga per dormire.

Secondo te, come la società potrebbe essere più inclusiva e comprensiva con le persone che hanno delle diversità agli arti?

Semplicemente facendo informazione e facendola in modo sempre più naturale, spontaneo, meno vittimistico e, per hci se la sente, con un po' di ironia. La comunicazione inclusiva è fondamentale. Le amputazioni, purtroppo, sono più comuni di quel che si pensa, ma non si vedono tutti i giorni e questo lascia molte perplessità; non dico che debba essere una cosa comune, ovvio, ma ho sempre pensato che qualsiasi tipo di diversità possa essere interessante e non spaventosa. Si potrebbero organizzare più incontri nelle scuole, più eventi e integrare persone che hanno subito delle amputazioni nei lavori comuni, in tv, nel mondo dello spettacolo; insomma, avere più persone amputate di riferimento.

Hai già vissuto delle esperienze in cui le tue amputazioni hanno avuto un impatto positivo nella tua vita privata o professionale?

La mia amputazione ha avuto prevalentemente effetti positivi, sia nella mia vita professionale che in quella privata. Credo che ciò sia dovuto al modo in cui ho deciso di reagire e affrontare la situazione. Viviamo in un’epoca in cui la diversità è valorizzata, e ammetto di averla “sfruttata” a mio favore per far emergere il mio carattere e la mia personalità, un approccio che mi ha certamente agevolata.

Quali sono i tuoi hobby e le tue attività preferite?

Sono amante della vita e di tutto quello che ne comporta, della moda, della fotografia, della vita mondana, dei viaggi. Amo sia il mare che la montagna. Amo giocare con le mie figlie e interagire con i bambini in generale.

Un messaggio di incoraggiamento alle persone che stanno vivendo una situazione simile alla tua:

La vita non finisce con un’amputazione o un evento traumatico. Qualsiasi momento di sconforto o di buio è sempre un periodo che precede qualcosa di bello e sta a noi recepirne il significato. Quando le cose sono troppo semplici significa che non stai vivendo al massimo, possiamo sempre spingerci oltre e non dobbiamo mai farci limitare. Dovremmo imparare ad accogliere il nostro dolore e tramutarlo in qualcosa di positivo.